mercoledì 15 aprile 2015

Parigi celebra il design italiano di inizio '900

Dallo stile Liberty alla nascita del design contemporaneo: la storia delle arti decorative nell'Italia di inizio Novecento viene celebrata in una mostra che si apre il 14 aprile fino al 13 settembre al Musée d'Orsay di Parigi e farà poi tappa a Roma al Palazzo delle Esposizioni dal 15 ottobre. Mentre al Musée des Arts Décoratifs, il 'braccio' del Louvre consacrato al design, continua la retrospettiva dedicata al genio creativo di Piero Fornasetti.

Antonio Donghi (1897-1953) Circo equestre, 1927

In mostra al Musée d'Orsay, oltre 160 opere, tra mobili, dipinti, litografie, sculture, arazzi, ceramiche, fanno luce su decenni di grande creatività artistica che vanno dal 1900 al 1940, mentre il Paese attraversa uno dei periodi storici più bui e difficili, passando dal trauma della Prima guerra mondiale al fascismo.

"Può esistere un periodo di creatività straordinaria, ricco, complesso e pieno di entusiasmo mentre la nazione corre verso la catastrofe? Poteva esistere una 'Dolce vita' prima che Federico Fellini rendesse celebre questo termine negli anni Sessanta?", si chiede Guy Cogeval, il presidente del museo d'Orsay e tra i curatori della mostra (intitolata appunto 'Dolce vita? Dal liberty al design italiano') insieme a Beatrice Avanzi, Irene de Guttry e Maria Paola Maino. Secondo lui, "le arti decorative, dai mobili eccentrici di Carlo Bugatti, alle invenzioni dei Futuristi, fino alle inaspettate sedie rosse di Marcello Piacentini, ci parlano di una creatività gioiosa, di una capacità inventiva senza limiti, ma soprattutto definiscono un 'carattere italiano' che ancora oggi contraddistingue il design, la moda, l'arte".

La rassegna segue un percorso cronologico, tra arti decorative e arti plastiche: si parte dall'affermazione, a inizio Novecento, dell'Art Nouveau, noto in Italia come 'stile Liberty', caratterizzato da linee curve ispirate alla natura, che si impose nel clima di ottimismo del governo Giolitti con la prima Esposizione Internazionale delle arti Decorative di Torino del 1902. Ci sono i mobili rivestiti di pergamena dalle forme fantastiche e zoomorfe di Carlo Bugatti, e quelli con intarsi di madreperla di Eugenio Quarti, o ancora le opere in ferro battuto ispirate alla natura di Alessandro Mazzucotelli. La loro arte si ricollega all'opera dei pittori divisionisti come Previati, Segatini, Pellizza da Volpedo.

Al gusto Liberty, divenuto lo stile dominante della nuova classe borghese, si oppone il movimento Futurista, nato nel 1909 col manifesto di Tommaso Marinetti ma che si estende alle arti decorative solo dopo la Prima guerra mondiale. In mostra opere di Gino Severini, Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Luigi Russolo.

Una sezione intitolata 'Metafisica' traduce gli anni del 'ritorno all'ordine' che seguono in tutta Europa la stagione delle avanguardie, e che assumono in Italia diverse declinazioni nell'ambito delle arti plastiche e decorative, da De Chirico e Savino a Felice Casorati. Nel 1922 nasce il movimento 'Novecento italiano' che propone un ritorno al 'classicismo moderno', fondato su purezza di forme e armonia della composizione e destinato a divenire l'espressione ufficiale del regime fascista. Nelle arti decorative la figura dominante è quella dell'architetto Gio Ponti. La mostra si chiude con il movimento razionalista, caratterizzato da mobili dalle forme pure, prive di decorazioni, con materiali innovativi come il tubolare metallico, giungendo all'integrazione delle arti con il mondo dell'industria.

"Arte astratta e architettura razionalista - conclude il curatore - gettano le basi del nascente design industriale". Tra gli esempi più significativi, oggetti innovativi come la radio di Francesco Albini, la lampada Billa di Gio Ponti e la macchina da scrivere Olivetti di Aldo Magnelli.


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