Fino all'invenzione dei primi giornali nel Seicento, la moda si diffuse
in modo lento, per poi accelerare il suo sviluppo. Prima e dopo quel
secolo, guerre, viaggi, matrimoni, lettere di signori e perfino
spionaggio, furono i sistemi più usuali per conoscere nuove fogge.
Tipico è l'esempio delle conquiste dell'Impero romano che introdussero
in Italia le braghe, le maniche, la
pelliccia. In quanto allo spionaggio, ossia alla propagazione illecita
di informazioni sui metodi di lavorazione originali, era proibito dalle
corporazioni con pene severissime.
L'esplorazione dell'Oriente
sui percorsi della Via della seta servì a far conoscere motivi insoliti
che furono in particolare usati per la realizzazione di tessuti in seta.
Nel Trecento, draghi, grifoni, pappagalli e il Chi, ossia la nuvola
stilizzata cinese, popolarono le decorazioni tessili delle stoffe
lucchesi. I viaggi dei mercanti furono assai proficui per la conoscenza
di nuove fogge. Nel Trittico Portinari di Hugo van der Goes del XV
secolo, conservato alle Gallerie degli Uffizi a Firenze, il banchiere
Tommaso Portinari e la moglie sono rappresentati in vesti fiamminghe. In
particolare la donna indossa lo hennin, fiabesco copricapo a cono
completato da un lungo velo, assai di moda in Francia e nel Nord Europa,
ma poco usato in Italia. Hennin 1474-1476
Nel Cinquecento
cominciarono a diffondersi le pupe, bambole di piccole dimensioni
vestite all'ultima moda e curate nei minimi dettagli. Il re di Francia
Francesco I fece scrivere a Isabella d'Este duchessa di Mantova e
maestra di mode, una lettera per farsi inviare Una pupa [1]. Dal XVI
secolo anche a Venezia veniva esposta alle Mercerie una bambola detta
"piavola de Franza" che mostrava gli ultimi modelli, subito copiati. La
bambola è stata resa famosa da Carlo Goldoni che nella sua commedia I
Rusteghi cita un detto evidentemente diffuso a Venezia che paragona una
signora elegante alla piavola de Franza. Il matrimonio di Caterina de
Medici con Enrico II, portò in Francia fogge e profumi italiani molto
apprezzati all'estero. Intanto la stampa stava facendo progressi,
passando dalla xilografia all'incisione su metallo.
Il pittore
Cesare Vecellio ci ha lasciato un volume, datato alla fine del
Cinquecento e intitolato De gli habiti antichi et moderni di diverse
parti del mondo che ha avuto una fortuna enorme surclassando la sua fama
di artista. Il testo, ricchissimo di incisioni e descrizioni, parla non
solo delle mode venete, ma anche di quelle di altre regioni italiane,
senza trascurare le mode estere, specie orientali. Anche le incisioni
sul costume e i Libri di figurini per sarti, che mostravano gli abiti
interi e i loro modelli, furono efficaci propagatori di fogge.
Alla diffusione del fenomeno contribuisce la nascita del giornalismo di
moda, che si sviluppa nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1672 fu
fondato in Francia il Mercure Galant, nato come bollettino letterario,
giornale di pettegolezzi e di moda. Al Mercure Galant fecero seguito,
specie nel Settecento, numerosi altri giornali, che solitamente
copiavano senza riguardo ai modelli francesi, che durante il secolo
erano all'avanguardia in tutta Europa. Tipico caso italiano sono il
Giornale delle Nuove mode di Francia e d'Inghilterra, e il Corriere
delle Dame, che continuò la sua pubblicazione anche nell'Ottocento.
Bisognerà attendere il secolo successivo, dopo l'abolizione di leggi,
dazi, barriere doganali, perché la stampa di moda si diffonda
liberamente in tutto il mondo. wikipedia
domenica 19 aprile 2015
Leggi suntuarie
Le leggi suntuarie sono note in Italia fin dall'epoca romana e
costituiscono un prezioso documento per conoscere la moda in ogni tempo:
si tratta di dispositivi legislativi che limitavano il lusso nella moda
maschile e femminile, o obbligavano determinati gruppi sociali a
indossare segni distintivi. Già nel 215 a.C. la Lex Oppia cercava di
limitare la ricchezza degli abiti femminili.
In seguito lo stesso Giulio Cesare e poi altri imperatori, intervennero
contro le vesti di uomini e donne stabilendone anche il prezzo. Con
l'avvento del Cristianesimo i documenti a nostra disposizione citano,
per i primi secoli, esclusivamente prediche di monaci o ecclesiastici
contro costumi considerati troppo audaci. I rappresentanti degli Stati Generali
In Italia le prime leggi suntuarie di cui si abbia notizia certa
riappaiono nel Duecento: erano colpiti acconciature, decorazioni,
gioielli, strascichi, pellicce. I colpevoli erano multati, oppure gli si
vietava l'assoluzione in chiesa, fatto gravissimo per il tempo. Dal
1500 in poi le leggi diventarono più dettagliate e minuziose e
cominciarono a colpire maggiormente le classi medie o popolari, in
specie la servitù, chiudendo un occhio sul lusso dei signori e delle
loro corti. Non potendo arginare realmente il lusso le leggi suntuarie
vi si adeguarono permettendo cose che nei secoli precedenti erano
proibite, come alcuni tipi di pelliccia o la moltiplicazione dei
gioielli sulle mani e su tutto il corpo. Esse variavano da città a
città, con maggiore durezza o tolleranza. A Firenze furono diverse le
leggi suntuarie emanate dalla Repubblica fiorentina fin dal 1330, per
arrivare al 19 ottobre 1546 con la legge “sopra gli ornamenti et abiti
degli uomini e delle donne” e alla riforma del 4 dicembre 1562 “sopra il
vestire abiti et ornamenti delle donne ed uomini della città di
Firenze”, emanate da Cosimo I De' Medici contro gli eccessi del lusso.
Venezia, città libera e ricca, era più clemente di altre. Esistevano
guardie delegate al controllo delle disposizioni emanate, che a volte
potevano entrare nelle case o raccogliere denunce premiando il
denunciante. Le reazioni delle donne, bersaglio preferito dei
legislatori, furono a volte di esplicita protesta, a volte di furbi
accomodamenti, come quando nascondevano lo strascico con spille per poi
scioglierlo alla prima occasione favorevole.
Tra le leggi più
discriminanti vi erano quelle che colpivano gli ebrei, che erano
obbligati a portare un cappello a punta o un contrassegno colorato sul
braccio; per le prostitute era solitamente vietato lo sfoggio troppo
vistoso, mentre a volte dovevano indossare abiti di determinati colori o
segni distintivi. In seguito anche a coloro che furono giudicati
eretici si fece indossare un abito penitenziale, solitamente giallo.
Nonostante la loro severità le leggi suntuarie si dimostrarono di
scarsa efficacia e alla fine del Settecento erano quasi totalmente
disattese. Nel 1789 in Francia, alla vigilia della rivoluzione, i
borghesi si presentarono all'apertura degli Stati generali in abito nero
e cravatta bianca, indumenti che erano stati loro imposti per
umiliarli; a confronto l'aristocrazia era addobbata con estremo sfarzo.
Il drammatico contrasto provocò invece l'effetto opposto, e i semplici
abiti dei borghesi diventarono simbolo di pulizia morale e di nuovi
ideali; l'iniqua proibizione inoltre causò l'attuazione, come primo
provvedimento dell'Assemblea, dell'abolizione - almeno per il vestiario -
di ogni differenza di classe. wikipedia
venerdì 17 aprile 2015
Storia del cucito
Il cucito
non è un'invenzione recente, come molti pensano, ma affonda le sue
radici nella notte dei tempi, quando gli uomini primitivi sentirono la
necessità di doversi coprire per ripararsi dal freddo.
L'uomo preistorico,
infatti, non si copriva semplicemente avvolgendosi una pelle al corpo,
ma utilizzava già le tecniche del taglio e del cucito che poi abbiamo
tramandato fino ai giorni nostri, sofisticandole per semplificarne il
lavoro.
Essendo molto ingegnosi, i primitivi furono in grado di realizzare degli strumenti adatti ai loro scopi, rinvenuti in molti scavi archeologici. Si tratta di selci affilatissime che servivano loro per scarnificare, tagliare e raschiare le pelli, oppure punteruoli di osso,
antenati dei nostri aghi, con i quali bucavano le pelli per infilarci
liane e tendini in modo da tenere insieme parti diverse, precorrendo
l'uso attuale del filo.
La
pratica del taglio e del cucito rimane, da allora, per sempre nella
quotidianità delle varie popolazioni, utilizzando nuovi strumenti o
migliorando quelli già esistenti.
L'invenzione delle forbici,
utilizzate al posto delle selci, risale ad esempio alla seconda età del
ferro. Esempi di alcuni prototipi sono stati ritrovati in scavi in
Germania e Francia.
Nel Medioevo, troviamo la
raffigurazione delle forbici in numerosi bassorilievi, documenti
importanti che raccontano della prolifica attività dei sarti, meritoria
di essere tramandata alle società future.
Anche il Rinascimento
ce ne ha lasciato numerose testimonianze nei bassorilevi, ma qui
ammiriamo anche una nuova raffinatezza estetica più o meno marcata, in
base al loro uso.
È in questo periodo, infatti, che il ricamo
comincia a diventare un'arte, oltre a un'attività, ed è ambita da tutte
le fanciulle, di qualsiasi grado sociale. Molte forbici raffinatamente
decorate, servivano probabilmente a tale scopo.
Non dimentichiamo,
però, che l'attività del ricamo è nota da tempi anch'essi immemorabili. A
causa della deteriorabilità dei materiali, non abbiamo molti documenti
pervenutici, ma alcuni pezzi ritrovati in zone archeologiche dell'Egitto
ne testimoniano la pratica risalente al 500 a.C.
Nell'Ottocento,
le corporazioni di sarti, dei merciaioli, drappieri ecc., iniziarono ad
usare l'immagine delle forbici quale simbolo della loro attività,
utilizzata nei loro stemmi e nei loro statuti.
Ed è proprio del 1830 l'invenzione di un prototipo di macchina per cucire, ideata dal francese Thimonnier che, dal lavoro all'uncinetto, prese l'idea di fare lavorare un ago. Nel
1851 Graver e Baker inventarono una macchina che lavorava a due aghi e
infine Singer ne inventò una manuale che eseguiva solo cuciture dritte.
Nel tempo, la macchina per cucire è diventata sempre più sofisticata e prevede punti semplici ma anche ricami decorativi.
Stoffe, ago, filo e fantasia: il cucito creativo
Il
cucito, partendo dalla necessità di unire stoffe diverse per realizzare
abiti, biancheria, tappezzeria ecc. si è dimostrata essere per molti
un'attività rilassante tanto da dare vita al cucito creativo che, negli
ultimi anni, sta avendo milioni di appassionati in tutto il mondo.
Grazie all'utilizzo di stoffe, ago e filo, spesso combinati anche con
vari e diversi materiali, si possono realizzare pupazzi in stoffa, oggetti per la casa, regali per parenti e amici. Anche chi ha poca dimestichezza con ago e filo può imparare in fretta frequentando un corso di cucito creativo o sfogliando un libro - tutorial.
Soprattutto in prossimità del Natale, chi ha creatività e vuole provare a realizzare da sé i regali per i propri amici, può farlo affidandosi a dei libri con idee originali e di semplice realizzazione.
Il
cucito creativo è quindi figlio del cucito tradizionale ma con
l'aggiunta della creatività che dà modo di realizzare dei manufatti
originali che arricchiranno la nostra casa e renderanno felici chi li
riceve in dono!
Il ricamo a punto croce risale a tempi antichissimi, tanto da non
sapere con precisione dove e quando abbia avuto origine. Già nell'858
furono trovati, in Asia Centrale, reperti di tale tecnica.
È nel
Medioevo però che la tecnica del punto croce comincia la sua vera
storia. L'influenza dell'arte bizantina (nella Bisanzio medievale gli
abiti delle corti, i paramenti sacerdotali e gli abiti dei facoltosi,
erano ricchi di ricami di origine persiana) si estende nell'Europa
Meridionale e conquista successivamente il resto del Vecchio Continente,
grazie all'impiego di essa nelle vesti ecclesiastiche.
In
Europa, tra il X e il XIII secolo il ricamo a punto croce veniva
praticato dalle castellane nelle loro lunghe giornate passate ad
aspettare i loro uomini partiti per le guerre sante. I disegni, per lo
più copiati dai tappeti portati dai crociati dall'Oriente, venivano
fatti su tela di lino e ricamati con fili di seta o lana più o meno del
colore dello stesso tessuto. Scarso era l'utilizzo del cotone,
rarissimo, a quei tempi, e di poche varietà di colori.
Col
Rinascimento il punto croce diventa una delle basi dell'educazione
femminile ed è molto usato nelle chiese per ornamenti sacri e per
guarnire maniche e orli di abiti. È in questo periodo che nasce
l'imparaticcio, ovvero un pezzo di stoffa, generalmente di lino, sulla
quale ragazze e bambine ricamavano i propri esercizi di punto croce per
imparare tecnica e nuovi disegni (soprattutto lettere e cifre e simboli
religiosi e stilizzati); l'imparaticcio viene chiamato nei paesi
anglosassoni sampler, dal latino exemplum, mentre nei paesi di lingua
francese assume il nome di marquoir, poiché il punto croce veniva
chiamato point de marque dall'usanza di marcare cioè di apporre le
proprie iniziali sulla biancheria ricamata proprio con questo tipo di
ricamo. Tali imparaticci fungono da vera e propria enciclopedia del
ricamo, tramandabile ed estensibile di generazione in generazione, piena
di spunti per comporre nuovi decori. Diversi i materiali impiegati,
fili di seta o di lana, tele di lino grezzo e fine: più raro il cotone,
non ancora molto diffuso. Verso il 1500 iniziano a circolare in
Germania, in Francia e in Italia i primi schemi stampati con motivi
floreali e animali, disegni ancora sempre ispirati all'Oriente.
Nel XVIII secolo i disegni diventano più raffinati e realistici
raffigurando anche soggetti paesaggistici; ma è nel XIX secolo che si ha
il vero boom del punto croce, quando i "sampler", sempre più complessi
ed elaborati, entrano a far parte del corredo delle giovani spose come
repertorio di motivi da utilizzare nel corso della loro vita
matrimoniale. Agli inizi del XX secolo, però, il punto croce ha un
brusco declino, perché l'avvento dello Stile Liberty richiede tipi di
ricamo più articolati e svolazzanti. Inoltre, durante le lotte per
l'emancipazione femminile, il ricamo viene volutamente accantonato in
quanto ritenuto un'attività troppo domestica e frustrante. È solo nei
recenti anni ottanta che torna alla ribalta: la donna ha raggiunto i
suoi obiettivi e si avvicina nuovamente al ricamo
DIARIO DI UN ATELIER.........
L'Atelier dei SORRISI CONDIVISI
ci trovate su FACEBOOK ...vieni a sorridere cn noi <3
"L'ARTE DEL CUCITO"....
siamo su Facebook
Sarà forse per la
crisi, ma soprattutto perchè certi saperi antichi non si possono
dimenticare,
che il cucito e l’arte del saper confezionare da sè un
abito o un maglione sono di grande attualità.
E così aggiustare uno strappo o sostituire un bottone grazie ai consigli di questo quaderno non sono più un problema,
ma possono diventare anche un piacevole ed economico divertimento.
Insieme a una serie di utili consigli di economia domestica.
mercoledì 15 aprile 2015
Come Prendere le Misure
Per prendere in modo corretto le misure bisogna applicare alcune regole.
A) La persona deve stare dritta,niente posizioni piegate. B)Non prendere le misure su indumenti troppo voluminosi. C)Scrivere ogni misura rilevata. D)Il Metro va tenuto stretto intorno alla figura( eventuali aumenti di lentezza sono compresi nelle costruzioni tecniche.
Lo schema disegna le zone esatte dove rilevare le misure per un capo su Misura.
Schema Davanti
1-lunghezza totale
2-altezza seno
3-lunghezza vita davanti
4-circonferenza seno
5-circonferenza vita
6-circonferenza fianco
7-larghezza braccio
10.altezza ginocchio
Scheda Dietro
1-lunghezza totale
3/1-lunghezza vita dietro
8-altezza gomito
9-larghezza spalle
16 - giro collo davanti/dietro
Carla Gozzi: "Una volta erano le spezie a colorare i tessuti"
Dal curry allo zafferano: "una volta erano proprio le spezie a colorare i
tessuti naturali come il lino". Così Carla Gozzi, consulente di
immagine e viso noto del canale 'Real Time' spiega come in realtà il
mondo della moda e dell'alimentazione non sono poi così lontani: "basta
pensare alla storicità della colorazione dei tessuti". A questo poi si
aggiunge anche il forte appeal del tema e la necessità di sensibilizzare
sulla scarsità delle risorse.
Carla Gozzi Il
rapporto moda- colori gioca poi un ruolo decisivo nella scelta
dell'outfit. Ad esempio, raccomanda Carla "per scegliere l'outfit adatto
per una serata la prima cosa da fare è capire quali sono le cromie
dell'ambiente dove ci troveremo". I colori dell'ambiente circostante,
ricorda Carla, "condizionano la scelta cromatica dell'abito". "Più siamo
in linea con il luogo più ci sentiremo integrati". Anche perché
"arrivare ad una cena in un ristorante etnico, chic e con luci soffuse,
con un look molto pop sarebbe un errore di stile imperdonabile".
Attenzione quindi ai colori e all'ambiente: "c'è sempre un legame".
Attualmente
Carla Gozzi è impegnata con la seconda stagione di 'Dire, Fare, Baciare
– Italia' , il programma in onda ogni sabato alle ore 13:20, su Real
Time (Canale 31 Digitale Terrestre Free, Sky canali 124 e 125, Tivùsat
Canale 31), dove le protagoniste saranno messe “a nudo” private del make
up e dei vestiti stravaganti per essere sottoposte ad un totale
“makeunder”
FASHIONMAG ITALIA
Un marchio di qualità per l'intera filiera tessile e moda
Un marchio di qualità che interessi l'intera filiera tessile e della
moda che garantisca la provenienza dei prodotti e il rispetto dei
basilari principi di sostenibilità. Questa la proposta, spiega una nota,
al centro di un incontro svoltosi l'8 aprile scorso all'Accademia dei
Georgofili di Firenze dal titolo 'Lana e altre fibre naturali: risorse e
produzioni sostenibili per il futuro del tessile italiano'.
- La
produzione sostenibile è la strada obbligata che la filiera italiana
del tessile e della moda dovrà seguire, nel medio e lungo termine, per
mantenersi competitiva sul mercato nazionale e mondiale.
La sfida
che il settore del tessile vedrà in futuro davanti è la ricerca di un
corretto equilibrio tra salvaguardia delle risorse, realizzazione dei
giusti profitti per le aziende e garanzia di un'elevata qualità dei
prodotti per il consumatore.
Una sfida che un numero sempre
maggiore di aziende (tra i relatori c'erano rappresentanti di Ferragamo e
Fratelli Piacenza) ha deciso di affrontare ma che, per essere vinta,
richiede necessariamente una condivisione di questa scelta in tutti i
componenti della filiera e, soprattutto, un reale e concreto sostegno da
parte delle amministrazioni pubbliche. In quest'ottica un apposito
marchio di qualità, conclude la nota, rappresenta uno strumento
fondamentale per potere fornire garanzie di qualità al consumatore e,
ancora prima, per dimostrare la totale sostenibilità dei processi di
produzione delle aziende che vi aderiscono.
FASHIONMAG ITALIA
Parigi celebra il design italiano di inizio '900
Dallo stile Liberty alla nascita del design contemporaneo: la storia
delle arti decorative nell'Italia di inizio Novecento viene celebrata in
una mostra che si apre il 14 aprile fino al 13 settembre al Musée
d'Orsay di Parigi e farà poi tappa a Roma al Palazzo delle Esposizioni
dal 15 ottobre. Mentre al Musée des Arts Décoratifs, il 'braccio' del
Louvre consacrato al design, continua la retrospettiva dedicata al genio
creativo di Piero Fornasetti.
Antonio Donghi (1897-1953) Circo equestre, 1927 In
mostra al Musée d'Orsay, oltre 160 opere, tra mobili, dipinti,
litografie, sculture, arazzi, ceramiche, fanno luce su decenni di grande
creatività artistica che vanno dal 1900 al 1940, mentre il Paese
attraversa uno dei periodi storici più bui e difficili, passando dal
trauma della Prima guerra mondiale al fascismo.
"Può esistere un
periodo di creatività straordinaria, ricco, complesso e pieno di
entusiasmo mentre la nazione corre verso la catastrofe? Poteva esistere
una 'Dolce vita' prima che Federico Fellini rendesse celebre questo
termine negli anni Sessanta?", si chiede Guy Cogeval, il presidente del
museo d'Orsay e tra i curatori della mostra (intitolata appunto 'Dolce
vita? Dal liberty al design italiano') insieme a Beatrice Avanzi, Irene
de Guttry e Maria Paola Maino. Secondo lui, "le arti decorative, dai
mobili eccentrici di Carlo Bugatti, alle invenzioni dei Futuristi, fino
alle inaspettate sedie rosse di Marcello Piacentini, ci parlano di una
creatività gioiosa, di una capacità inventiva senza limiti, ma
soprattutto definiscono un 'carattere italiano' che ancora oggi
contraddistingue il design, la moda, l'arte".
La rassegna segue
un percorso cronologico, tra arti decorative e arti plastiche: si parte
dall'affermazione, a inizio Novecento, dell'Art Nouveau, noto in Italia
come 'stile Liberty', caratterizzato da linee curve ispirate alla
natura, che si impose nel clima di ottimismo del governo Giolitti con la
prima Esposizione Internazionale delle arti Decorative di Torino del
1902. Ci sono i mobili rivestiti di pergamena dalle forme fantastiche e
zoomorfe di Carlo Bugatti, e quelli con intarsi di madreperla di Eugenio
Quarti, o ancora le opere in ferro battuto ispirate alla natura di
Alessandro Mazzucotelli. La loro arte si ricollega all'opera dei pittori
divisionisti come Previati, Segatini, Pellizza da Volpedo.
Al
gusto Liberty, divenuto lo stile dominante della nuova classe borghese,
si oppone il movimento Futurista, nato nel 1909 col manifesto di Tommaso
Marinetti ma che si estende alle arti decorative solo dopo la Prima
guerra mondiale. In mostra opere di Gino Severini, Umberto Boccioni,
Giacomo Balla, Luigi Russolo.
Una sezione intitolata 'Metafisica'
traduce gli anni del 'ritorno all'ordine' che seguono in tutta Europa
la stagione delle avanguardie, e che assumono in Italia diverse
declinazioni nell'ambito delle arti plastiche e decorative, da De
Chirico e Savino a Felice Casorati. Nel 1922 nasce il movimento
'Novecento italiano' che propone un ritorno al 'classicismo moderno',
fondato su purezza di forme e armonia della composizione e destinato a
divenire l'espressione ufficiale del regime fascista. Nelle arti
decorative la figura dominante è quella dell'architetto Gio Ponti. La
mostra si chiude con il movimento razionalista, caratterizzato da mobili
dalle forme pure, prive di decorazioni, con materiali innovativi come
il tubolare metallico, giungendo all'integrazione delle arti con il
mondo dell'industria.
"Arte astratta e architettura razionalista -
conclude il curatore - gettano le basi del nascente design
industriale". Tra gli esempi più significativi, oggetti innovativi come
la radio di Francesco Albini, la lampada Billa di Gio Ponti e la
macchina da scrivere Olivetti di Aldo Magnelli.
FASHIONMAG ITALIA
lunedì 13 aprile 2015
Le scollature
Si chiamano scollature i colli delle maglie,abiti quando la loro forma lascia completamente scoperto il collo
Scollatura a V Scollatura a forma di V che evidenzia più o meno il seno dell'indossatrice.
Scollatura a Barchetta é una forma che segue la linea delle scapole
Scollatura Quadrata è una scollatura dritta negli angoli a formare 3 lati diun quadrato.
Scollatura a Giro collo scollo che segue il giro del collo ( puo essere più profondo)
Scollatura a Cuore è una scollatura a forma quadrata con linee rotonde
Scollatura a Cappuccio è una scollatura drappeggiata,morbida sul sen
domenica 12 aprile 2015
La moda per pochi e la moda per tutti
Nell'Ottocento la tecnica sartoriale andò affinandosi rendendo più
agevole indossare il vestito. Dal XIX secolo si iniziano a distinguere i
primi stilisti, che creavano nuovi tagli, nuove stoffe e nuovi canoni
nel modo di abbigliarsi, con l'adozione di nuovi abiti femminili quali
il tailleur inventato alla fine del secolo dall'inglese Redfern. Lo
stilista capovolse il rapporto tra il sarto e la cliente, che ora
dipendeva dalle sue idee ed era ben
felice di indossare un abito firmato da lui e realizzato nel suo
atelier. Gli stilisti lavoravano solo per l'élite poiché i costi per
l'ideazione e per la produzione erano molto alti. Questo nuovo impulso
di riforma fu principalmente portato avanti da Charles Fréderic Worth,
inglese trapiantato in Francia, considerato l'inventore della Haute
Couture e sarto personale dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone
III, e della sua corte, dal 1865.
La rivoluzione industriale nata in Inghilterra alla fine del XVIII
secolo, creò, nel campo della moda e della tessitura, macchine che
permettevano di tessere, tagliare e cucire con rapidità e a basso costo.
Tuttavia la moda si avvicinò alla massa solo verso la metà
dell'Ottocento, grazie all'invenzione di macchine per tagliare le pezze
di tessuto e all'introduzione del telaio meccanico jaquard. All'inizio
tali tecniche furono applicate soprattutto alle uniformi militari; con
la nascita in Francia dei grandi magazzini, i prezzi degli abiti
confezionati in serie si abbassarono notevolmente. Corset 1890-1895
Le nuove tecniche della chimica e l'invenzione dell'acciaio
introdussero materiali meno costosi: la tessitura meccanica accelerò la
produzione di stoffa, così come la stampa delle decorazioni con
coloranti industriali; i busti e le sottogonne non furono più rinforzati
da stecche di balena, ma di metallo, facilmente riproducibile in serie.
La crinolina, la sottogonna a cupola diffusa durante il periodo del
romanticismo e munita di cerchi d'acciaio, fu per la prima volta
indossata anche dalle donne del popolo
giovedì 9 aprile 2015
Il rammendo
Si rammenda quando si ha bisogno di riparare il tessuto strappato o rovinato.
E' importante preparare la riparazione incollando o fissando sul
rovescio del lavoro una telina di sostegno,e poi cucire a macchina con
piccoli punti di zig zag andando avanti e indietro( con il pulsante
dedicato) per molte volte fino a quando non sentite il lavoro ben
sostenuto.
Se siamo molto esperte si puo eseguire anche a mano.
Anna Stella
mercoledì 8 aprile 2015
La Maglieria
La maglia incrociata o scaldacuore,
usata dalle ballerine dopo una prova sembra derivare dal kimono..può essere chiusa con bottoni o con un nastrino.
La canotta
é una maglietta che va portata aderente,senza maiche con spalle larghe.
E' entrata nell'abbigliamento femminile negli anni sessanta .
Il Cardigan
E' un maglione senza collo aperto con bottoni.
Prende il nome dal conte Cardigan,che si narra lo indossasse sempre con i primi bottoni aperti.
Dolcevita
Greta Garbo e Marlene Dietrich,la abbinarono ai pantaloni negli anni 40 rubandola al mondo dello sport.
Il Dolcevita è un mglioncino a collo alto che copre completamente il
collo, si chiama Lupetto la versione del dolcevita che lo copre a metà.
Maglia della salute
E' un capo sfruttato nei mesi più freddi questa maglia a girocollo.
T-Shirt
E' una maglietta tagliata a T con girocollo e maniche corte.
Marlon Brando la indossò bianca e diventò un simbolo.
Non ha bottoni,ne fastidiosi gancetti,Si può abbinare a tutto.
Polo
Indossata dai giocatori di polo,è una maglietta con 3 bottoni
a forma di T-Shirt con maniche lunghe o corte
Twin-set
E' un completo di maglia formato da un maglioncino con bottoni a
maniche lunghe e una maglietta a girocollo portata sotto con maniche
corte.
Fu Chanel a proporlo per prima negli anni venti.
Anna Stella
martedì 7 aprile 2015
Chanel si prepara alla vendita online
Chanel cederà alle sirene del Web? Una delle ultime grandi maisons di moda a resistere alle vendite sulla Rete potrebbe lanciare il proprio sito di vendite online il prossimo anno.
Bruno
Pavlovsky, presidente delle attività moda della griffe francese, ha
confidato di stare “attualmente testando questo approccio”. Pavlovsky ha
poi aggiunto che questo sito potrebbe essere attivo per il lancio
ufficiale verso settembre 2016, ma alcune voci riferiscono di un arrivo
sul Web già nel primo trimestre dell'anno prossimo.
I profumi, i
cosmetici e i solari sono attualmente i soli prodotti Chanel venduti
online, soprattutto su siti di rivenditori terzi.
Benché la
griffe sia stata per molto tempo refrattaria all'idea di vendere le sue
creazioni su Internet, sembra che un'evoluzione in tal senso, di questi
tempi, sia inevitabile. Dopo un avvio piuttosto lento, il lusso ha
finalmente compreso l'importanza del mondo digitale.
Anche se le
vendite di moda e di beni di lusso effettuate sul Web rappresentano
ancora una piccola percentuale rispetto alla totalità del mercato, il
digitale acquisirà rapidamente un'importanza sempre maggiore,
sottolineava recentemente McKinsey in uno studio, pubblicato su
FashionMag Premium.
Secondo questo studio, quasi la metà delle
decisioni riguardanti l'acquisto di beni di lusso è già influenzata da
ciò che i consumatori ascoltano o vedono in Rete, mentre le vendite
online di moda femminile di alta gamma dovrebbero vedere la loro quota
crescere notevolmente, passando dall'attuale 3% al 17% nel 2018, per
raggiungere i 12 miliardi di dollari (11 miliardi di euro).
Il
recentissimo annuncio della fusione tra i siti di vendita di moda Yoox e
Net-A-Porter, che farà nascere il “più grande negozio di lusso del
mondo”, non fa che confermare l'aumento del potere del Web per il
settore Fashion. Un canale di comunicazione e di vendita ormai
imprescindibile, che Chanel non potrà più ignorare a lungo.
Dominique Muret con AFP-Relaxnews (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
FASHIONMAG ITALIA
lunedì 6 aprile 2015
LA LOGICA DIETRO I BOTTONI DELLE CAMICIE
Sulle camicie da donna si trovano a sinistra, su quelle da uomo a destra. Questo per via dei cavalli, dei neonati e di Napoleone
Le camicie e le giacche da uomo e da donna non differiscono solo in
base al taglio sartoriale, ma anche in funzione di chi le indossa. Le
camicie da uomo hanno i bottoni sul lato destro, mentre quelle da donna
li hanno su quello sinistro. Non è una gran novità, ma è strano:
ogni giorno, milioni di persone camminano con questi piccoli promemoria
della disuguaglianza di genere sul petto. Esistono diverse teorie
sul perché questa discordanza esista, ma tutte giungono alla stessa
conclusione: la distinzione dei bottoni è la reliquia di una vecchia
tradizione che abbiamo ereditato. Cominciamo con le camicie da uomo:
i bottoni sul lato destro, l’apertura sulla sinistra. La spiegazione
più comune risiede nel fatto che gli indumenti degli uomini includevano
le armi. Siccome la maggior parte degli uomini teneva la spada con
la mano destra, era molto più semplice usare la mano sinistra per
sbottonarsi. Prova ne sia la ritrattistica del Diciannovesimo secolo in
cui gli uomini tenevano la mano dentro i panciotti. È possibile
estendere la teoria a tempi più remoti. Come riportato nell’enciclopedia
illustrata Accessories of Dress di Katherine Lester, “il ruolo di
cacciatore richiedeva che l’uomo sfoderasse l’arma da sinistra a
destra.” O.K., questo spiegherebbe perché i bottoni degli uomini sono a destra. Ma perché quelli delle donne si trovano a sinistra?
Una prima teoria riguarda i neonati. Dato che moltissime donne usano
principalmente la mano destra, tendono anche a tenere i loro figli con
il braccio sinistro, lasciando relativamente libero quello destro.
Quindi le camicie con l’apertura sul lato destro, secondo questa teoria,
sono più semplici da sbottonare e permettono alle donne di allattare
più facilmente. Un’altra teoria è quella dei cavalli. Le donne
cavalcavano all’amazzone, sulla destra. Quindi, nel cucire i bottoni
delle loro camicie e delle loro vesti sul lato sinistro, riducevano la
quantità di vento che passava dai vestiti mentre correvano al trotto.
Un’ulteriore teoria è quella della ripicca. Gli albori
dell’industrializzazione – quando le pratiche di produzione degli
indumenti divennero comuni – coincisero anche con i primi movimenti per i
diritti delle donne. Secondo questa teoria, i produttori
manifatturieri sfruttavano ancor di più le piccole differenze negli
indumenti per enfatizzare le disparità di genere. Il posizionamento del
lato dei bottoni non era in questo senso tanto una pratica, quanto
piuttosto una filosofia. Storicamente, è dovuta a Napoleone la
celebre posa della mano dentro il panciotto. Pare che alcune donne si
prendessero gioco dell’imperatore imitando quella posa. Pertanto, al
fine di porre fine alle prese in giro nei suoi confronti, Napoleone
ordinò che le camicie delle donne si abbottonassero dal lato opposto di
quelle degli uomini. La teoria più verosimile ha a che vedere con il
fatto che le donne, soprattutto quelle benestanti, non si vestissero da
sole. I servi, anche loro principalmente destri, dovevano spesso
aiutare le donne ricche a entrare e uscire da vesti elaborate. Questa moda si tramandò dai ricchi ai meno benestanti e la pratica dell’allacciamento da destra a sinistra rimane ancora oggi.
Quando i bottoni divennero più semplici da fabbricare e furono
applicati a tutti gli indumenti, vennero comunque cuciti sul lato
sinistro, in modo da permettere alle masse d’imitare lo stile dei
ricchi. Ciononostante, la questione economica divenne presto un
pretesto sessista. Nel Diciannovesimo secolo, il sessuologo Havelock
Ellis usò la differenziazione dei bottoni per affermare che le donne
fossero, per natura, inferiori agli uomini nelle loro capacità motorie. Gli uomini sapevano vestirsi da soli e le donne, per farlo, avevano bisogno di assistenza.
Oggi il differente posizionamento dei bottoni è una reliquia dei tempi
che furono. Eppure, il ricordo obsoleto di questo dramma sartoriale,
permane tutt'ora. Oggi American Apparel vende una particolare camicia unisex. L’orientamento dei bottoni? Maschile, da sinistra a destra.
Questo è articolo è stato originariamente pubblicato in linuga inglese
su The Atlantic. La traduzione è a cura di Fernanda Pesce Blazquez The Post Internazionale http://www.thepostinternazionale.it/…/posizione-bottoni-cam…
La moda online
Con l'avvento di internet, le news di moda, le recensioni ed i portali
di grande interesse per questo argomento sono letteralmente presi
d'assalto, la moda è tra le news più lette online e sempre più aziende
puntano a questo canale per ottenere visibilità. Quasi a dire che
nell'era moderna il punto di attenzione si è spostato dalle copertine al
monitor.
info wikipedia
sabato 4 aprile 2015
venerdì 3 aprile 2015
<Iniziamo un nuovo appuntamento>
Tratto da
" I Segreti dell'Armadio " (R) di Anna Stella Ottolini
Abbiamo imparato a fare shopping più o meno selvaggi e utili frequentando gli outlet e agli spacci aziendali.
Ci tuffiamo con meraviglia nei mercatini del Vintage quasi
dimenticandoci che nascosti nei nostri armadi,abbandonati dentro una
triste busta di plastica o infilati in qualche cassetto abbiamo
abiti,gonne,maglie,pantaloni,che se tornassero a "Rivedere la luce" potrebbero piacerci di più dopo averli trasformati che non quando li abbiamo indossati anni fa.
Nel Tempo è vero abbiamo cambiato Stile,forse Taglia ,ma teniamo tutto nell'armadio con la scusa del"Può sempre servire" e quando decidiamo di rivederli con sorpresa ci rendiamo conto di quanto alcuni capi possano essere ancora attuali.
Con qualche accorgimento e la fantasia possiamo rinnovare qualche capo
datato e aggiungere fascino al nostro look personlizzandolo.
...Lo facciamo insieme?
Sistemiamo l'Armadio..........................
COCO CHANEL DICEVA;
"LE MODE PASSANO ,IL NOSTRO STILE RESTA"
Lavori in corso venerdi 10 aprile
Lo Stile venerdi 17 aprile
............a presto
giovedì 2 aprile 2015
La macchina da Cucire
La Tecnologia ha fatto passi molto importanti anche per quanto riguarda la macchina da cucire,che nata nel XIII secolo fu brevettata solo nel 1755 da K.F.Wiesenthal.
Ci sono macchine da cucire meccaniche ,economiche e facili da usare ma molto limitate nella scelta dei punti da eseguire.
Elettroniche,più costose ,sono dei veri e propri computer che oltre a cucire i soliti punti di cuciture e rifinitura possono diventare una stampante e ricamare.
Usare la mcchina da cucire sembra difficile ma per diventare esperte bisognafre molto esercizio e provare su pezzettini di stoffa di poco valore.
E' importante per cucire senza difficoltà che il modello che scegliete abbia il trasporto,è una marcia in più perchè non si blocchi quando il tessuto difficoltoso.
Non strattonate mai comunque il tessuto.
La sua manutenzione è molto importante,quindo oliare spesso nei punti indicati nel libretto delle istruzioni( ogni Marca ha la sua funzione).usate solo olio specializzato.
Piccoli problemi
Aggiustare la tensione ( il punto sotto è troppo molle?)
a) ago infilato male
b) ago spuntato
c)la macchina è infilata male
La macchina è bloccata
a)filo o polvere nella spola sotto
La macchina va da sola
a)il pedale può essersi bruciato o rovinato(cambiare pedale)
Il punto non viene cucito bene
a)infilatura sbagliata
b)usa sempre lo stesso tipo di filo sotto e sopra
c)prova a cambiare ago o a riposizionarlo
Salta dei punti
a)rinfila l'ago o cambia tipo di filo
L'ago si rompe spesso
a) usa il tipo di ago adatto per ogni tessuto
70/80 per tessuti leggeri 90/100/110 per jeans e tessuti pesanti
b)non tirare mai la stoffa mentre cuci
Abbinare
i colori sembra la cosa più facile del mondo in quanto basta sapere
quali tinte non vanno insieme, e quali si, e il gioco è fatto! La realtà
però è ben diversa poiché la moda sta spesso “infrangendo le regole”
proponendo accostamenti di colori fuori dagli schemi e creando un po’ di
confusione a chi non è del tutto ferrato in materia.
Al di là di
ciò per sapere come abbinare i colori dobbiamo imparare prima di tutto
le regole di base e in secondo luogo prendere anche in considerazione i
“nostri colori” vale a dire la tonalità di pelle e di capelli, le quali
incidono sulla scelta dell’abbigliamento.
Come abbinare i colori: le regole base
Per sapere come abbinare i colori di solito si ricorre al “Cerchio di
Itten” (quello nell’immagine sopra) il quale può essere un’ottima linea
guida anche per noi. La regola di questo cerchio è quella di non
abbinare i colori vicini tra loro, mentre si sposano perfettamente
quelli in posizioni opposta. Questo può essere un buon inizio per
imparare ad abbinare i colori ma è meglio fare una rinfrescata generale
sugli abbinamenti principali: Come abbinare il Bianco: è
probabilmente il colore più abbinabile di tutti infatti può essere
accostato a tinte pastello o neutre, ma anche a colori caldi come il
rosso. Nel caso del bianco però c’è da tener presente che i capi di
questa tinta tendono ad accentuare le forme, dunque se non vogliamo
questo tipo di effetto, è bene evitare di vestirsi di bianco o magari di
scegliere capi troppo attillati. Come abbinare il Rosso: questo è
probabilmente il colore più difficile da abbinare in quanto, come
possiamo vedere dal cerchio di Itten non va bene con il blu, il giallo,
il verde, l’arancio etc. Va benissimo con nero e bianco, ed è da sempre
stato vietato vicino al rosa, sebbene quest’ultimo abbinamento
rappresenta una delle regole infrante dagli stilisti negli ultimi anni.
Come abbinare il Marrone: anche questo è un colore non facilissimo da
abbinare. Sta bene con altre tonalità di marrone (cuoio, beige), con
l’oro e con il verde. E’ vietato l’abbinamento con il nero. Come
abbinare il Nero: sta bene con quasi tutti i colori tranne che con il
marrone (ad eccezione del cuoio) e il blu (ad eccezione del blu
elettrico). I colori pastello vanno benissimo con il nero ma per una
combinazione perfetta è preferibile scegliere colori accesi. Come
abbinare il giallo: a differenza di quanto si pensi può essere abbinato
in vari modi. Il giallo sta bene con un accostamento tono su tono, con
il marrone e tinte scure o ancora con il viola e il verde chiaro. Come abbinare il blu: si abbina perfettamente con le altre tinte di blu. Da evitare gli abbinamenti con nero, rosso e giallo.
Questi sono gli abbinamenti di base per i colori principali sui quali
va anche ricordato che di solito è preferibile non abbinare una tinta
(ad eccezione del blu e marrone) con altre gradazioni dello stesso
colore.
Come abbinare i colori in base ai nostri
Come abbiamo accennato l’abbinamento dei colori va fatto anche in base alla nostra carnagione e ai nostri capelli.
Le carnagioni scure si sposano perfettamente con il giallo e l’oro così
come con i colori chiari in generale. Chi ha la pelle chiara può
invece optare per un contrasto con i colori vivaci. Se parliamo invece
di come abbinare i colori in base ai capelli, il biondo è senza dubbio
il colore di capelli che può essere abbinato con tutte le tinte eccetto
che con l’oro. Con le tinte scure chi ha i capelli biondi acquisisce un
tocco di eleganza mentre toni pastello donano un tocco delicato e molto
femminile. Le more invece possono puntare su colori caldi come il
rosso, il viola e il marrone abbinati magari con colori pastello. Se
siete fan dei colori scuri, optate per il nero abbinato con colori
accesi e evitate il grigio scuro e il blu. Insomma queste sono le
regole base per imparare come abbinare i colori ma certamente possiamo
anche provare a inventare abbinamenti diversi ricordando però di cercare
di indossare solo due colori alla volta
DONNA MODERNA.COM - ITALIA