giovedì 12 marzo 2015

Arriva finalmente a Milano la mostra su Ferré

Come già preannunciato da FashionMag.com lo scorso 16 febbraio, è finalmente arrivata a Milano, il 10 marzo, la mostra 'La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré' che, dopo aver superato quello che la direttrice della fondazione Ferré Rita Airaghi definisce "un percorso accidentato", sarà aperta fino al primo aprile a Palazzo Reale.

  Foto: Ansa

L'esposizione, promossa dal Comune di Milano, è organizzata e prodotta da Palazzo Reale e Fondazione Gianfranco Ferré, in collaborazione con la Fondazione Museo del Tessuto di Prato, dove è stata allestita lo scorso anno.

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L'esposizione, che ruota tutta intorno al capo più celebre dell'architetto della moda, sarebbe dovuta arrivare a Milano tempo fa, durante le settimane della moda, ma per ben due volte fu rimandata per l'indisponibilità della Sala delle Cariatidi.

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Non a caso, presentando la mostra, l'assessore alla moda del Comune, Cristina Tajani, ha sottolineato che per questo appuntamento "c'erano molte aspettative e c'è stata molta attesa". "Portiamo finalmente a realizzazione - ha aggiunto - un impegno preso con la Fondazione e con la città". La tempistica, poi, pone la mostra come "un ponte simbolico tra la fashion week e l'Expo".

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Da parte sua, Rita Airaghi ha preferito glissare sulle polemiche che hanno preceduto la mostra per concentrarsi sulla sua "seconda vita". Se al Museo del Tessuto di Prato era stata allestita in un ambiente di archeologia industriale, a Milano l'esposizione "risponde a una frase che Gianfranco ripeteva ai suoi assistenti e agli studenti: 'ricordate che la moda è sogno'. Una citazione mutuata da Mies Van Der Rohe, che diceva: 'noi vogliamo appoggiare saldamente i piedi per terra, ma vogliamo raggiungere con la testa le nuvole'".

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E in questa mostra, per Rita Airaghi, "ci sono la terra e le nuvole, la fantasia e il rigore, la semplicità e la maestosità". Ma il messaggio più forte è che "la moda è cultura, ricerca, passione e lavoro, non ha nulla di effimero".

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Non a caso le 27 camicie bianche poste al centro della stanza, bagnate di luce come delle sculture sartoriali, sono accompagnate da un percorso espositivo fatto di ricco di disegni preparatori, bozzetti, fotografie, da cui emerge il metodo di lavoro del grande stilista scomparso nel 2007.

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In questo senso è vero, come dice l'architetto Franco Raggi, storico amico di Ferré, che "la mostra non ha un intento celebrativo, ma didattico nel suo essere una sorta di tassonomia della camicia bianca, che per Gianfranco non era un fine, ma un pretesto per fare ricerca e sperimentazione".

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E non c'è bisogno di essere esperti di moda per ammirare la sublime sintesi di rigore - la camicia, cosa c'è di più basico? - e fantasia - modelli a bustier, napoleonici, con fiocchi, con maniche a pipistrello, senza maniche o senza schiena, svuotati o riempiti di volumi - che fa dire a Raggi che quelle di Ferré "non sono camicie, ma teoremi sartoriali".

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Osservando la mostra si capisce anche - ha notato Airaghi - "la difficoltà di allocarla altrove: ci era stata offerta un'ala intera di Palazzo Reale, ma richiedeva proprio lo spazio che occupa ora".

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Il ritardo nell'approdo a Milano ha causato però difficoltà nell'organizzare gli spostamenti successivi: forse la mostra riuscirà ad essere allestita in un'altra città lombarda durante Expo 2015, poi sicuramente volerà negli Stati Uniti, per un tour tra Phoeniex, Los Angeles e Chicago.

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